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mercoledì 15 gennaio 2014

Morto Paolo Onofri, papà del piccolo Tommy, rapito e ucciso 7 anni fa. Era in coma da tempo

«Tommaso mi manca sempre di più, non so come faccio ad andare avanti».

 Gli occhi segnati dal dolore e dal sonno dimenticato, Paolo Onofri si confidava così con i giornalisti due giorni dopo la scoperta del corpicino del figlioletto Tommy, 17 mesi, sul greto del torrente Enza l'1 aprile 2006.

 «Il mio bimbo me l'hanno riportato, non come volevo, però...». Le conseguenze dell'infarto dell'11 agosto 2008 mentre era in vacanza a Folgaria, in Trentino, che fin dall'inizio avevano dato poche speranze, hanno portato via la scorsa notte in una clinica di Fontanellato specializzata in coma neurovegetativi - ad un mese e mezzo dall'8/o anniversario dell'uccisione del bimbo - un uomo di 54 anni sempre protettivo nei confronti della moglie Paola Pellinghelli, coraggiosa come lui nell'affrontare le tappe umane e giudiziarie di una tragedia che commosse l'Italia, e duro verso gli autori del rapimento. 
 Anche dalle motivazioni della sentenza (per la morte di Tommy è stato condannato all'ergastolo Mario Alessi, il manovale pregiudicato accusato dell'omicidio e del rapimento del piccolo, e a 24 anni la sua convivente e complice Antonella Conserva) emerse il difficile quadro clinico di Paolo Onofri seguito alla tragedia: sedute di 'psicoterapia di sostegno', farmaci antidepressivi e ansiolitici, e poi le cure contro il diabete, secondo i medici aggravato dallo stress nervoso.

 «Il perdono? Prematuro e quasi impossibile», disse poco dopo il funerale in un Duomo gremito, rispedendo al mittente la richiesta di perdono dell'ex pugile Salvatore Raimondi (condannato a 20 anni con rito abbreviato per concorso nel rapimento), che con Alessi il 2 marzo 2006 realizzò il sequestro, sfociato dopo appena poche ore nell'omicidio, scoperto solo l'1 aprile dopo un mese di attese e speranze.

  Fu Mario Alessi a guidare la polizia in un viottolo frequentato dalle prostitute: sotto erba e altri detriti c'era il corpo di Tommy, indossava la tutina della sera del sequestro. Onofri allora dirigeva un ufficio postale a Parma, e alle Poste, a San Prospero, lavorava anche la moglie Paola. Fu avanzata, ma fin da subito sembrò strana, anche l'ipotesi di un sequestro a scopo di estorsione per costringere il padre ad aprire il bunker dell'ufficio postale.

 QUELLA SERA MALEDETTA Quella sera del 2 marzo 2006 due persone - volti coperti, armate con coltello e pistola - fecero irruzione nel casale della famiglia a Casalbaroncolo, nelle campagne di Parma, che Alessi conosceva bene per aver fatto lì dei lavori edili. Provocarono un blackout, Onofri uscì in cortile dove c'era il contatore elettrico: qui i malviventi lo bloccarono, poi legarono con lo scotch lui, la moglie e l'altro figlio Sebastiano, otto anni all'epoca, presero 150 euro, strapparono Tommy dal seggiolone e se ne andarono in scooter.  «La rapina è stata una farsa», disse convinto Onofri appena 24 ore dopo l'assalto.

 Fu anche indagato per pedopornografia, perchè nel suo pc furono trovati file con minori coinvolti in atti sessuali: Onofri spiegò che quei filmati erano frutto di una ricerca antipedofilia e che era sua intenzione denunciare il fatto alle autorità. Il 25 ottobre 2006 patteggiò sei mesi di reclusione davanti al gip di Parma.

 Tommy da allora riposa nel piccolo cimitero di Tizzano, 40 km da Parma. Nel suo ricordo i genitori crearono l'associazione 'Tommy nel cuore', che sostiene attività benefiche ma anche di assistenza psicologica e sociosanitaria ai bambini. Sul web c'è la foto sorridente di Tommy, tutto riccioli biondi. Nel forum tanti messaggi continuano a parlargli con affetto. Dal giorno dell'infarto hanno parlato commossi anche al papà.

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