I soldi presi dalle ragazze per le serate ad Arcore sono «regalie» e «per trasformarle in corrispettivo per attività sessuali mai avvenute (...) occorre compiere voli pindarici senza paracadute».
Lo scrivono i difensori di Nicole Minetti nel ricorso contro la sentenza con cui lo scorso luglio l'ex consigliere regionale della Lombardia è stata condannata dal Tribunale a cinque anni di carcere per il caso Ruby
. Gli avvocati Paolo Righi e Pasquale Pantano, nel chiedere ai giudici di secondo grado di assolvere o altrimenti di ridurre la pena per la soubrette ritenuta responsabile dal Tribunale di favoreggiamento della prostituzione delle ragazze ospiti alle feste a casa di Silvio Berlusconi, hanno sottolineato che «non vi è prova di alcun rapporto a carattere prostitutivo nè tanto meno che le indicate liberalità siano state il corrispettivo di una prestazione sessuale anch'essa mai provata».
I due legali hanno ribadito che i compensi, circa due mila euro, presi per le serate ad Arcore «nella maggior parte dei casi» dalle ragazze sono state «libere dazioni indipendenti ed autonome da una pretesa attività sessuale». DUBBI SULLE PENTITE DEL BUNGA BUNGA «La spontaneità e genuinità» delle testimonianze delle cosiddette 'pentitè del bunga-bunga «deve essere posta in forte dubbio» perchè le giovani sono state sentite dagli inquirenti quando il Rubygate era scoppiato e la vicenda ormai nota e «dunque sarebbe stato semplicissimo costruire una testimonianza ad hoc, specie da parte di quelle testimoni che si sono costituite parti civili». Lo scrive la difesa di Nicole Minetti nel ricorso in appello contro la condanna a 5 anni di carcere inflitta dal Tribunale
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