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lunedì 25 novembre 2013

Salute: il segreto della luna vita nella frutta secca

Ben trentennale uno studio inglese che ha individuato nella frutta secca un formidabile alleato per la salute

Sul New England Journal of Medicine sono apparsi i risultati di una lunga ricerca, durata ben 30 anni secondo la quale  il consumo di frutta secca allungherebbe la vita.

E’ emerso che mangiando una dose di frutta secca al giorno si riduce del 20% la probabilità di morire. Lo studio, condotto dai ricercatori del Dana-Farber Cancer Institute, del Brigham and Women‘s Hospital e della Harward School of Public Health, ha permesso di riscontrare tutti i possibili vantaggi e benefici derivati dal consumo di frutta secca, fra i quali quello di mantenersi in forma, ridurre le malattie del cuore e l‘abbassamento dell’11% del rischio di morte a causa del cancro.



Noci, mandorle, nocciole, anacardi, pistacchi, arachidi e pinoli hanno mostrato di apportare gli stessi vantaggi e proprietà benefiche.
 Chi consuma quotidianamente la frutta secca riduce non solo il rischio di malattie cardiache, ma anche il diabete di tipo 2, il cancro, i calcoli, il colesterolo, le infiammazioni e combatte le adiposità .

 I ricercatori hanno compilato periodicamente questionari alimentari, analizzando sia le abitudini alimentari, sia fattori esterni come fumo o consumo di alcolici; così hanno scoperto che tutti i soggetti esaminati, che consumavano frutta a guscio, erano magri, praticavano attività fisica e risultavano meno propensi a fumare.

I dati hanno permesso di calcolare la percentuale di riduzione del rischio di morte in base al consumo di frutta secca: chi ne mangia meno di una porzione a settimana riduce la probabilità di morte del 7%, per chi  la consuma una sola volta a settimana, la riduzione si alzerebbe all’11%.

 La riduzione più massiccia si riscontra solo nel caso di soggetti che consumino la frutta a guscio 5 oppure 6 volte a settimana, consumo che determina  una diminuzione nella percentuale di mortalità corrispondente al 15%, mentre il consumo di 7 o più porzioni settimanali lo innalza sino al  20%.

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