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mercoledì 22 gennaio 2014

Salute: 'effetto estate', prendere il sole riduce la pressione

Il sole bacia i belli e soprattutto abbassa la pressione.

 L'esposizione della pelle alla luce solare, secondo uno studio, può aiutare a ridurre la pressione sanguigna e dunque il rischio di infarto e ictus, come emerge da un lavoro pubblicato sul 'Journal of
Investigative Dermatology'.

 I ricercatori delle Università di Southampton e di Edimburgo dimostrano che la luce solare - anche quella delle lampade - altera i livelli di una piccola molecola messaggero, l'ossido nitrico (NO), nella pelle e nel sangue, riducendo così la pressione.

"La molecola - spiega Martin Feelisch, professore di Medicina sperimentale e biologia integrativa presso l'Università di Southampton - insieme con i suoi sottoprodotti, abbondanti nella pelle, è coinvolta nella regolazione della pressione. Quando vengono esposte alla luce del sole, piccole quantità di ossido nitrico vengono trasferite dalla pelle alla circolazione". Risultato: "La pressione si riduce, così come il rischio di infarto e ictus".

Nello studio la pelle di 24 individui sani è stata esposta ai raggi ultravioletti di lampade abbronzanti, per due sessioni di 20 minuti ciascuna. Nella prima i volontari sono stati sottoposti a raggi Uva e al calore delle lampade, mentre nella seconda i raggi Uv sono stati bloccati in modo che solo il calore arrivasse alla pelle.

 I risultati suggeriscono che l'esposizione a raggi Uva dilati i vasi sanguigni, riducendo significativamente la pressione e alterando i livelli dei metaboliti di ossido nitrico in circolazione, senza modificare i livelli di vitamina D. "Risultati significativi", commenta lo studioso.

"Potrebbe essere il momento opportuno per rivalutare i rischi e i benefici della luce solare per la salute umana. Evitare l'esposizione al sole in eccesso - ricorda - è fondamentale per prevenire il cancro della pelle, ma non farlo affatto, per paura o per un certo stile di vita, potrebbe aumentare il rischio di malattie cardiovascolari".

Ora il team punta ad approfondire la ricerca per "individuare nuove strategie nutrizionali mirate a massimizzare la capacità della pelle di immagazzinare ossido nitrico e 'indirizzarlo' al sistema circolatorio in modo più efficiente".

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