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giovedì 16 gennaio 2014

Caffè: nemico del colesterolo, amico del cuore

Al contrario di quel che spesso si pensa, l'espresso riduce i grassi nel sangue e allontana infarto e ictus. E non è il solo luogo comune da smentire sulle proprietà della bevanda. Secondo te, per esempio, è più forte il lungo oppure il ristretto? Leggi e scopri la verità

Buone notizie per quelli che non c'è buon giorno senza il caffè. Corto o lungo, macchiato o nero, espresso o moka, è un concentrato di proprietà benefiche e quel che conta è che si può bere... a cuor leggero.

 Una mole di ricerche scientifiche su vasta scala ha ormai fugato ogni dubbio sul fatto che la bevanda più amata dagli italiani possa arrecare guai a chi ha disturbi cardiovascolari.


«Senza esagerare, il caffè non solo non fa male, ma nel lungo termine sembra addirittura conferire una lieve protezione da infarto, ictus, scompenso cardiaco», dice Alessandra Tavani, capo del laboratorio di epidemiologia delle malattie croniche presso l'Irccs - Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e autrice dell'opuscolo Caffè e Salute.

«La caffeina contenuta nella tazzina può far aumentare leggermente la pressione del sangue e il battito cardiaco, ma l'effetto, transitorio e ininfluente dal punto di vista clinico, è più leggero in chi è abituato a bere l'espresso. Nessuna cardiopatia è provocata dal caffè. Solo chi già soffre di aritmie è meglio ne riduca il consumo oppure che opti per il decaffeinato».

Persino dopo un attacco di cuore, non c'è ragione per vietare il piacere di una tazzina. «Un vasto studio clinico italiano, chiamato Gissi, e condotto su oltre 11mila infartuati, ha mostrato che un consumo moderato non aumenta il rischio di nuovi eventi cardiovascolari», continua Tavani.

Semaforo verde anche per chi ha il colesterolo alto. «Il caffè è ricco di antiossidanti, come l'acido clorogenico, l'acido caffeico e le melanoidine, prodotte nella tostatura dei chicchi», specifica Amleto D'Amicis (puoi chiedergli un consulto), vicepresidente della Società italiana di nutrizione umana (Sinu) e membro del Comitato scientifico per gli studi sul caffè (Fosan). «Dopo un pasto pesante, come una frittura, queste sostanze agiscono sia a livello gastrico sul bolo alimentare sia nel circolo sanguigno, bloccando il nefasto processo di ossidazione e riducendo i rischi provocati dai radicali liberi».

Grazie ai benefici polifenoli, due-tre tazzine al giorno avrebbero anche un'azione anti-ictus (meno 20-30%, secondo un maxi-studio giapponese pubblicato sulla rivista Stroke) e anti-cancro (guarda altri cibi anti-cancro). «Il caffè abbassa il rischio di tumore dell'oro-faringe, tumore del fegato, cirrosi epatica, tumore dell'endometrio e forse del tumore del colon-retto e del melanoma», assicura Tavani.

 Altro che vizio. Chi ama il caffè vive più a lungo: fino al 10% in più gli uomini e il 15% in più le donne, come riportato sul New England Journal of Medicine.
Vale la pena, allora, di conoscere meglio la bevanda che accompagna a piccoli sorsi le giornate. Per esempio, il caffè aiuta a digerire? Si può bere in gravidanza? C'è più caffeina in quello lungo o ristretto? Qui ti sveliamo tutte le risposte.

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